Un'applicazione per smartphone che permette ai cittadini di segnalare la presenza di colonie di api da miele selvatiche, il rilascio tramite droni sui meleti di insetti sterili per combattere la mosca mediterranea della frutta e un vigneto 4.0 con copertura WiFi per la ricezione e la trasmissione di dati. Sono solo alcune delle nuove tecnologie ICT sfruttate dalla Fondazione Edmund Mach, che si conferma ancora una volta un punto di riferimento per la moderna agricoltura di precisione.
I droni contro la mosca mediterranea della frutta
Arrivata in Trentino negli anni ’90, la mosca mediterranea della frutta è uno dei principali nemici di chi coltiva mele, pere e ciliegie. Depone le proprie uova all’interno dei frutti maturi, facendoli marcire. Questo insetto è particolarmente pericoloso per gli agricoltori perché provoca ingenti danni a ridosso della raccolta, in un periodo in cui le piante non possono essere trattate con prodotti fitosanitari. La Fondazione Edmund Mach ha dato quindi il via nel 2018 a un progetto sperimentale triennale che prevedeva il rilascio nell’ambiente di insetti maschi sterili che andavano a competere per l’accoppiamento con i maschi selvatici, diminuendo la fertilità delle femmine e riducendone notevolmente le popolazioni. Il tutto senza l’utilizzo di prodotti chimici. Una tecnica efficace sulla carta, ma troppo lenta per risultare economicamente ed ambientalmente sostenibile. Per coprire, con un rilascio manuale, 10 ettari di campagna, si impiega infatti un’ora. Era necessario tagliare i tempi di distribuzione. Nel 2020 i tecnici della Fondazione hanno quindi deciso di sperimentare un’altra strada, mai battuta prima da nessuno: utilizzare i droni per la dispersione degli insetti dall’alto. Con l’aiuto della ditta trentina ND Movie, specializzata in riprese aeree, i tecnici di FEM hanno progettato e creato il prototipo di uno speciale contenitore, che può essere aperto anche a distanza, quando il drone è già in volo, garantendo un rilascio sui campi estremamente preciso. Dopo i primi lanci di prova, le aspettative sono state confermate: per coprire 10 ettari adesso ci vogliono solamente 10 secondi.
BeeWild: che fine hanno fatto le api?
BeeWild nasce nell’agosto 2020 dal gruppo api del Centro Trasferimento Tecnologico della Fondazione Edmund Mach per rispondere ad una domanda cruciale: dove sono finite le api da miele selvatiche? Una domanda retorica, ma non troppo. Qualche decennio fa, infatti, l’arrivo dell’acaro varroa, che ha fatto strage di questo prezioso insetto, sia in cattività sia selvatico, ha fatto pensare che gran parte delle colonie che vivevano libere fossero praticamente scomparse. Da qualche anno, però, sono iniziate ad arrivare alcune segnalazioni che testimoniano la loro rinnovata presenza. Studiare questo fenomeno e capire dove le api stanno ritornando è molto importante, perché maggiori sono le colonie selvatiche, costituite da esemplari resistenti, che sopravvivono autonomamente agli ostacoli della natura, maggiori sono le possibilità che queste si mescolino con le specie allevate dagli apicoltori, rafforzandone i caratteri genetici. Mapparne la presenza su tutto il territorio nazionale però, per tecnici e scienziati, è impossibile. La Fondazione Edmund Mach ha pensato quindi di rivolgersi ai cittadini e di dare vita a un progetto di citizen science. È stata creata quindi un’app per smartphone (sulla scia della Bug Map, progetto simile, sempre di FEM, nato per studiare la cimice asiatica e la zanzara tigre) attraverso cui le persone possono segnalare la presenza di nuove colonie e tenerle monitorate nel tempo. Ad oggi l’applicazione, che rappresenta un unicum in Italia e in Europa, ha raccolto più di 150 segnalazioni su tutto il territorio nazionale, contribuendo non solo a fornire dati molto preziosi sul comportamento delle specie selvatiche, ma anche a sensibilizzare la popolazione verso un insetto cruciale per l’intero ecosistema.
Il vigneto 4.0
Dopo il vigneto vibrazionale, che Invest in Trentino ha già raccontato con un video-racconto, alla Fondazione Edmund Mach arriva anche il vigneto 4.0. Si tratta di un campo dimostrativo per l'agricoltura di precisione, dove saranno concentrate gran parte delle attività di ricerca e sperimentazione innovative in ambito digitale. È dotato di allacciamento all’energia elettrica, linee a bassa tensione, copertura WiFi e LoRaWAN che serviranno per la connessione di sistemi di raccolta e trasmissione dati del terreno, delle piante e dell’ambiente. La prima installazione è una mini stazione fenologica: si tratta di un dispositivo per la raccolta di immagini orarie e dati di temperatura, umidità dell'aria e bagnatura che serviranno a seguire lo sviluppo in continuo della vegetazione e a modellizzare i momenti più importanti da un punto di vista viticolo-enologico. La conoscenza delle fasi di sviluppo della vegetazione permetterà inoltre di supportare gli interventi gestionali in campo.