Il processo di trasformazione dei materiali di scarto sviluppato da Antifemo è entrato a far parte della “European Circular Economy Stakeholder Platform”, il portale europeo che raccoglie le buone pratiche per l’economia circolare. La startup innovativa insediata in Progetto Manifattura, l'hub green di Trentino Sviluppo, continua così con successo a fare grandi passi verso il suo obiettivo: contribuire all'azzeramento degli scarti industriali delle imprese agroalimentari.
Antifemo: dalla Sicilia a Rovereto
Il viaggio di Antifemo ha inizio a Gela, dove Fabrizio Nardo, chimico industriale e fondatore della startup, inventa la tecnologia NP-bioTech, volta a ridurre molteplici tipologie di rifiuti organici in poche settimane, senza emissioni.
Poco dopo la sua costituzione, con in mano già diversi brevetti nazionali e internazionali, la startup ha trovato terreno fertile per la propria crescita nell’hub green di Trentino Sviluppo, dove si è insediata nel 2021.
Il nuovo biocatalizzatore nato in Progetto Manifattura
Con l’obiettivo di trasformare le industrie agroalimentari in aziende a scarto zero, Antifemo ha sviluppato in Progetto Manifattura un biocatalizzatore di compostaggio in grado di trasformare, in maniera rapida e inodore, in biofertilizzante anche materiali di scarto che non fermentano e che prima dovevano essere quindi smaltiti in altro modo.
Il processo è stato testato con successo utilizzando il “pastazzo di agrumi” e i fanghi di depurazione prodotti durante l’estrazione del succo delle arance in un’azienda siciliana che ogni anno produce 12 mila tonnellate proprio di “pastazzo”.
Antifemo punta ora a un secondo caso studio in Trentino basato sulle produzioni agricole locali.
L’approdo in Commissione europea
Il successo di Antifemo non si è fermato ai confini italiani. L’idea innovativa della startup è infatti stata apprezzata anche all’estero, arrivando all’attenzione della Commissione europea a Bruxelles, che ha inserito questa tecnologia nella “European Circular Economy Stakeholder Platform”, il portale europeo che raccoglie le buone pratiche per l’economia circolare.
Nel progetto sono stati identificati numerosi vantaggi per le imprese, per l’ambiente e per la comunità stessa, quali:
- Abbattimento dei costi di smaltimento dei rifiuti
- Riutilizzo dei materiali di scarto
- Assenza di emissioni inquinanti
- Risparmio energetico
- Annullamento dei cattivi odori provenienti dagli stabilimenti industriali agroalimentari
Un successo a 360 gradi, che si aggiunge agli sforzi portati avanti da altre aziende trentine per trasformare gli scarti industriali sfruttando le biotecnologie in ottica di economia circolare.
Proprio come sta facendo anche Biodermol, l’azienda che trasforma gli scarti delle concerie in fertilizzanti, già raccontata nei mesi scorsi da Invest in Trentino.