Come riuscire ad allontanare dalle vigne lo Scaphoideus Titanus, insetto che trasmette la flavescenza dorata, pericolosa malattia delle piante? Ma, soprattutto, come respingere questa particolare specie di cicala senza utilizzare sostanze nocive alla natura e all’uomo?
Per rispondere a questa domanda la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, un’eccellenza della ricerca trentina, ha avviato nel 2006 un programma che ha portato alla creazione del primo vigneto vibrazionale al mondo. I ricercatori hanno infatti scoperto che, facendo vibrare le piante con una particolare frequenza, si riesce a neutralizzare la comunicazione sessuale fra gli insetti e ad evitarne quindi la riproduzione.
Il primo vigneto vibrazionale al mondo
Quella della Fondazione Mach è stata, ed è tuttora, una ricerca pionieristica. Nel 2006 non esisteva neanche l’ipotesi di un approccio di questo tipo, tanto che la biotremologia non era ancora considerata una disciplina a sé stante, ma veniva accorpata alla bioacustica. L’intuizione dei ricercatori di FEM, capitanati da Valerio Mazzoni, responsabile delle unità di Entomologia agraria e Patologia vegetale & Microbiologia, è stata quella di capire la necessità, per combattere la presenza degli insetti, di usare i loro stessi strumenti.
Come ogni cicala che si rispetti anche lo Scaphoideus Titanus comunica attraverso le vibrazioni, e i maschi, per osteggiare i rivali nel momento del richiamo della femmina, emettono un particolare tipo di vibrazione, che interferisce con la comunicazione sessuale degli altri. La domanda che ci si è quindi posti è stata: perché non usare proprio le vibrazioni, per disturbare le cicaline durante l’accoppiamento? Dopo undici anni di studi, nel 2017 il progetto è andato “in campo” dando vita, all’interno degli spazi agrari di FEM, al primo vigneto vibrazionale al mondo.
La ricerca ingegneristica e la collaborazione con l’Università di Trento
“Il Trentino può essere considerato un ecosistema dell’innovazione perché sul territorio sono presenti diverse istituzioni prestigiose che svolgono ricerca scientifica in diversi campi. Ciascun istituto persegue la propria mission, ma collabora con gli altri attori per raggiungere obiettivi comuni”.
Annapaola Rizzoli - Direttrice Centro Ricerca e Innovazione FEM
Far vibrare un vigneto non è cosa facile. Ci pensano dei particolari dispositivi, chiamati “shaker”, ancorati a distanze regolari sui filari. Emettono una vibrazione continua, che fa muovere i pali e i fili su cui cresce la pianta e alla quale trasmettono la vibrazione.
Un’idea semplice, che presenta però molte variabili, come il vento, il peso delle vigne, il terreno su cui crescono. È stato quindi necessario applicare al progetto un approccio più ingegneristico. Nel 2018 è iniziata così la collaborazione con il dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e meccanica dell’Università di Trento (prof. Nicola Pugno), che ha permesso alla PhD Alice Berardo, grazie a un finanziamento della Fondazione Caritro, di entrare nel team di ricerca e di lavorare giorno per giorno con i ricercatori di FEM per migliorare il dispositivo e ottimizzarne la resa in campo.
Dopo quel primo vigneto ne sono stati progettati dalla fondazione altri quattro, sparsi in aziende vinicole italiane. Un progetto vincente, che mette in contatto mondo della ricerca, università e aziende, valorizzando la rete di connessioni eccellenti presenti sul territorio trentino.
Fondazione Edmund Mach e l'innovazione del vigneto vibrazionale: l'intervista ai protagonisti
Una storia che parla di agraria, entomologia, microbiologia, ingegneria e meccanica. Guarda la video intervista ai protagonisti di una delle più belle "storie di ricerca" del Sistema Trentino.