60 milioni di bottiglie riciclate all'anno. Una per ogni cittadino italiano. Sono questi i numeri di Fucine Film, azienda della Val di Sole che produce film plastici destinati principalmente al mercato alimentare e che quattro anni fa ha deciso di intraprendere la strada della sostenibilità. Nello stabilimento di Fucine, nel comune di Ossana, a pochi chilometri dal Parco dello Stelvio, si realizzano oggi prodotti che provengono per l’80% da materiale di riciclo. Ma l’obiettivo finale è un altro: arrivare, entro questo autunno, a inserire in azienda un impianto in grado di produrre PET 100% riciclato. Un traguardo importante, reso possibile grazie a una visione imprenditoriale illuminata e all’intervento nel 2018 da parte di Provincia autonoma di Trento e Trentino Sviluppo, che ha permesso a Fucine Film di uscire dalla crisi in cui era caduta e di rilanciarsi con successo sui mercati di tutto il mondo.
Fucine Film: una storia di rinascita
Il giorno della rinascita, per Fucine Film, è il 26 febbraio 2018. L’azienda, con quasi 50 anni di storia, è ferma ormai da tempo. Gli impianti sono spenti, gli uffici chiusi. Nello stabilimento è rimasta accesa una sola lampadina. La proprietà in soli otto mesi aveva svuotato la fabbrica, togliendole denaro e valore sul mercato e mettendo a rischio 50 posti di lavoro.
Poi è arrivato il 26 febbraio. In quel lunedì d’inverno è stato firmato l’accordo tra Trentino Sviluppo ed Eriplast, società della famiglia Spezzapria, che ha sancito il passaggio delle quote societarie alla nuova proprietà (che ha investito 8 milioni di euro per il risanamento e rilancio dello stabilimento) e il finanziamento di 3,5 milioni di euro da parte della Provincia autonoma di Trento attraverso la sua società di sistema. In quattro anni l’azienda ha aumentato il proprio fatturato, che oggi è di 35 milioni di euro all’anno (+44% nel 2021 rispetto all’anno precedente); ha assunto 30 persone, raggiungendo così quota 80; ha espanso il proprio mercato arrivando a vendere i propri prodotti a 250 clienti in tutto il mondo, provenienti per l’80% dall’estero.
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Innovazione e svolta green
Senza l’intervento della Provincia autonoma di Trento e la conseguente iniezione di capitali, Fucine Film probabilmente non ce l’avrebbe fatta. Se ha però ripreso vita con questo vigore, rilanciandosi sui mercati internazionali e presentandosi al mondo con una veste inedita, è anche grazie ad una visione illuminata della proprietà, che ha da subito capito su cosa era necessario puntare: innovazione e svolta ecologica.
Gli investimenti in macchinari
Subito dopo l’accordo del 26 febbraio l’azienda ha lavorato per un completo rinnovamento e ammodernamento del comparto produttivo:
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Ha inserito una nuova linea per la produzione di PET per consolidare il mercato alimentare (investimento da 3 milioni di euro);
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Ha effettuato il completo ammodernamento e rinnovo delle linee di produzione del PVC (oltre 2 milioni);
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Ha comprato una nuova linea automatica di taglio (oltre 1 milione)
La chiave del successo: la svolta ecologica
A fare la differenza nell’approccio verso nuovi mercati è stato soprattutto l’avvio di progetti che mettessero al centro l’ambiente attraverso processi di economia circolare. In particolare è stata inserita in stabilimento una nuova linea di produzione che permette oggi di produrre film plastici provenienti per l’80% da materiale riciclato. Si stima che in un anno Fucine Film riesca a riutilizzare circa 60 milioni di bottiglie, provenienti da consorzi italiani ed europei che si occupano di riqualificazione di materiali di riciclo.
Ma il traguardo da raggiungere è ancora più ambizioso. L’azienda della Val di Sole, in collaborazione con l’Università di Parma, ha infatti progettato un impianto in grado di produrre PET 100% riciclabile. L’innovazione ha già avuto un primo via libera da parte dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA - European Food Safaty Authority) e si prevede che il nuovo prodotto potrà essere immesso sul mercato in maniera massiva nel prossimo autunno.
Alla produzione di film provenienti da plastica riciclata si affianca infine il recupero degli scarti di produzione, destinati a un ramo commerciale di PVC rigenerato.
Il rilancio del territorio
Approcciare la produzione in una maniera nuova e sostenibile è stato fondamentale per rilanciare l’immagine di un’azienda di montagna, incastonata nelle Dolomiti, Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Produrre plastica in mezzo alla natura può sembrare una contraddizione, ma non lo è se lo si fa rispettando l’ambiente.
Le ricadute sul territorio sono state però importanti anche da un punto di vista occupazionale:
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Fucine Film dà lavoro a 80 persone, rivestendo quindi un ruolo importantissimo del sistema economico e sociale della Val di Sole. Soprattutto con l’arrivo della pandemia è stato evidente che in un territorio dove il turismo ha una componente importantissima, è fondamentale diversificare l’attività economica;
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In seguito all’ammodernamento delle linee produttive e all’avvio di progetti innovativi, l’azienda ha sempre più bisogno di figure altamente specializzate. In questo modo i giovani laureati hanno l’opportunità sfruttare le proprie competenze rimanendo sul territorio.
Fucine Film: mercati e settori
Oggi nello stabilimento di Fucine si lavorano circa 50 tonnellate di prodotto al giorno, tra PVC (70% della produzione) e PET (30%). Film plastici destinati principalmente al mercato dell’imballo alimentare (70%), del packaging tecnico per l’industria (20%, una grande ditta di sistemi di fissaggio per l’edilizia tra i principali clienti, ma anche produttori di sistemi di refrigerazione e condizionamento dell’aria), del farmaceutico-medicale (10%, tra cui le siringhe monouso).
Una produzione che per l’80% del suo valore salpa per l’estero dal porto di Trieste, destinazione Francia (23%), Regno Unito (15%) e paesi extra Unione Europea (31%) quali Turchia, Ucraina, Stati Uniti e Australia.