Di quali giocattoli robotizzati ci si può fidare? Come evitare di acquistare bambole e peluche smart, capaci di registrare le conversazioni che avvengono tra le mura domestiche e diffonderle poi in rete? Come tutelarsi da una lavatrice che viola i dati personali?
A rendere consumatori e aziende informati e consapevoli sulla sicurezza software di tutti i prodotti sarà una certificazione europea. L’uscita del Cyber Security Act è attesa nelle prossime settimane. Come oggi il marchio "CE" contraddistingue oggetti conformi a requisiti essenziali di sicurezza, in futuro ci sarà un marchio europeo che garantirà, nello specifico, la sicurezza informatica di prodotti, processi e servizi.
È in tale contesto che si colloca "CyberSec4Europe", progetto finanziato dalla Commissione europea con 16 milioni di euro su 42 mesi, che coinvolge 22 Stati membri e 43 partner. Nel progetto un team dell’Università di Trento è stato incaricato di occuparsi della rete di soggetti che dovrà certificare la sicurezza informatica. Il lavoro di ricercatori e ricercatrici del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione (Disi) dell’Ateneo consisterà nel definire come si diventa esperti del settore: la mappa e i requisiti della formazione universitaria e professionale.
Il progetto CyberSec4Europe rientra in Horizon 2020 e ha come scopo la definizione di un programma congiunto di ricerca e innovazione nel campo della cybersicurezza e l’avvio un progetto guida con le best practices dei vari Paesi per dar vita al futuro Cybersecurity Competence Network dell’Unione Europea.
Coordinato dall’Università di Francoforte, il progetto punta a rafforzare l’efficacia dell’azione "Security Union" attraverso cui gli Stati membri intendono proteggere l’economia digitale, le infrastrutture, la società e l’assetto democratico.
I partner del consorzio sono 43 da 22 Stati membri e associati e riuniscono, oltre alle comunità accademiche e di ricerca, anche realtà industriali importanti e aziende di piccole e medie dimensioni. Il progetto avrà una durata complessiva di 42 mesi e punterà a rafforzare le competenze in materia di ricerca e innovazione e la capacità degli Stati membri di affrontare direttamente le sfide della cybersicurezza, ogni giorno sempre più numerose e impegnative.
Ambiti d’azione privilegiati saranno la finanza, la salute, i trasporti e le smart cities. Settori in cui si fanno sempre più pressanti le minacce alla sicurezza sia pubblica sia personale. Un altro obiettivo ambizioso riguarda lo sviluppo di un modello quadro di competenze nel campo della cybersicurezza che potrà essere usato come punto di riferimento sia dagli operatori dell’educazione sia dai cittadini. Proprio in questo ultimo aspetto si inserisce il ruolo guida del gruppo di ricerca dell’Università di Trento.