Il Trentino, lo stiamo vedendo in particolar modo in questi ultimi anni, si sta ponendo come punto di riferimento a livello internazionale per lo sviluppo delle tecnologie applicate all’idrogeno green, una fonte energetica pulita e potenzialmente infinita. Motore propulsore di questa ondata innovativa sono le pubbliche amministrazioni, che promuovo strategie di sviluppo territoriale votate alla sostenibilità, e i centri di ricerca, che attraverso collaborazioni e partnership attirano in provincia di Trento imprese visionarie.
È il caso di Sensit Technologies, gruppo americano con sede in Indiana specializzato nell’analisi ambientale, che ha deciso di aprire il proprio centro di ricerca europeo in Trentino. Negli spazi di Be Factory in Progetto Manifattura, l'incubatore di Trentino Sviluppo dedicato alla sostenibilità, l'azienda sta sviluppando innovativi sensori portatili capaci di segnalare eventuali fughe di idrogeno dalle reti di distribuzione per il riscaldamento degli edifici. La principale ragione che ha spinto il colosso statunitense a scegliere il Trentino è presto spiegata: la volontà di rafforzare la collaborazione già esistente con la Fondazione Bruno Kessler. L’azienda mette a disposizione le proprie competenze in materia di costruzione delle apparecchiature, mentre ai ricercatori dei centri Sensors and Devices e Sustainable Energy è affidato il compito di trovare nuove soluzioni dal punto di vista della progettazione sensoristica.
Idrogeno: il futuro del riscaldamento
L’idrogeno rappresenta senza dubbio uno dei vettori chiave per abbattere le emissioni climalteranti e promuovere un sistema energetico rispettoso dell’ambiente. È una fonte di energia pulita in grado di rivoluzionare non solo il mondo dell’industria e dei trasporti – che per loro natura sono particolarmente energivori – ma anche i processi di riscaldamento. A breve in case, appartamenti, uffici, scuole, aziende, musei, ospedali, il gas metano potrebbe essere sostituito in maniera completa dall’idrogeno. Una rivoluzione non da poco, per la quale è necessario farsi trovare preparati.
«Un passaggio di questo tipo permetterà di mantenere l’infrastruttura di distribuzione esistente, ma comporterà per esempio il cambio delle caldaie. Si tratta di un cambiamento che coinvolgerà interi territori e avverrà per fasi intermedie. Per un certo periodo di tempo nelle reti di distribuzione idrogeno e gas metano potranno convivere, anche se bisognerà calcolare attentamente il potere calorifico delle miscele per evitare sproporzioni in bolletta».
Daniele Fogale, responsabile centro di ricerca Sensit Technology in Trentino
Ad oggi la normativa italiana prevede che, in via sperimentale, i distributori possano immettere nelle proprie reti una percentuale di idrogeno non superiore al 2% del totale. Quel che è certo, però, è che fin d’ora vanno aggiornati i protocolli di sicurezza e gli strumenti di controllo delle fughe, che non dovranno rilevare più soltanto eventuali perdite di gas metano, ma anche eventuali perdite di idrogeno.