Tagliare i metalli con il laser è una pratica consolidata, che fa parte di molti processi produttivi. Ma nonostante i grandi vantaggi e i risparmi in termini di tempi e di costi, il calore generato dal taglio è una componente da tenere sotto osservazione. Scaldandosi, i materiali possono infatti perdere le proprie caratteristiche, cambiare proprietà e trasformarsi. Per non rinunciare alle potenzialità del laser, Adige Sys – Blm Group, azienda trentina di Levico Terme leader mondiale nella costruzione di macchine per la lavorazione laser di metalli, si è rivolta all’Università di Trento. Lo ha fatto finanziando una borsa di dottorato in Innovazione Industriale, aprendo così le porte della propria azienda ai ricercatori del Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e meccanica (Dicam) e mettendo a disposizione la propria competenza manufatturiera in cambio della loro collaborazione analitica.
Adige Sys e i modelli matematici studiati da UniTrento
Adige Sys crea macchinari che servono per tagliare tubi e travi di grandi dimensioni che verranno utilizzati poi in ambito strutturale per costruire capannoni, coperture di stadi e via dicendo. È un tipo di impiego per il quale è richiesta una qualificazione normativa molto rigorosa, perché si tratta di impianti che devono durare nel tempo, resistendo alle vibrazioni, agli agenti atmosferici, alle sollecitazioni. Sono tutti parametri per i quali una lavorazione termica, come quella laser, viene vista con sospetto. È fondamentale quindi capire quali effetti questo tipo di tecnica ha sui materiali in termini di variazione delle loro caratteristiche metallurgiche e meccaniche. Le prove pratiche, l’azienda le aveva già condotte. Quello che mancava era un modello matematico che dicesse al variare della potenza del laser come si sarebbe comportato il materiale e con quali conseguenze. Serviva, insomma, la competenza meccanica e numerica dell’università.
Il dottorato in Innovazione Industriale: la teoria in pratica
Il corso di dottorato in Innovazione industriale di UniTrento è un terreno sul quale i dipartimenti di Ingegneria e Scienza dell'informazione (Disi), di Ingegneria industriale (Dii), di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica (Dicam), il dipartimento di Fisica, quello di Economia e Management e la Fondazione Bruno Kessler (Fbk) hanno deciso di sperimentare e contaminarsi. Una palestra per formare esperti di innovazione tecnologica, persone con competenze teoriche e pratiche trasversali. Nel programma sono coinvolti attori come Hit – Hub Innovazione Trentino, l’Eit Digital (l’organizzazione europea per l'innovazione digitale e l'educazione all'imprenditorialità), la School of Innovation e Trentino Sviluppo. Per il dottorando c’è l’obbligo di trascorrere almeno sei mesi del proprio percorso formativo presso una delle aziende promotrici del progetto, così da beneficiare di una doppia esperienza ed avere le proprie attività coordinate, supportate e monitorate non solo dal supervisore accademico ma anche da un tutor aziendale.
Invest in Trentino ha già raccontato il dottorato in Innovazione Industriale attraverso la storia virtuosa della collaborazione tra l'azienda Antemotion, insediata in Polo Meccatronica a Rovereto, e UniTrento. Guarda la video-intervista.